Raccontato
da: Suzibandit
Come ho avuto più volte
modo di dire, quello di quest'anno è stato un Motoingrasso anomalo.
Perché? Per una serie di motivi... il primo è che per la prima volta si
è pensato di estenderlo ad altri oltre ai sacri fondatori, il secondo
perché l'ormai consuetudine di arrivare alla meta sotto la pioggia non
si è avverata; anche se siamo arrivati comunque bagnati fradici, ma dai
litri di sudore generati dal caldo torrido che ci ha accompagnato per
tutti i tre giorni dell'evento. Ma cominciamo dall'inizio.
La scelta della location.
Quest'anno è stato difficile la scelta in quanto tutti e tre i maiali
fondatori, colti da crisi creativo-decisionale non erano riusciti a
partorire niente di allettante: oramai avevamo motogirato in tutti gli
anfratti posti in maniera equidistante tra le nostre rispettive dimore,
condizione sino ad ora soddisfatta per rendere “scomodo in maniera
equanime” l'avvicinamento alla meta.
La difficoltà nella scelta era dovuta a due fattori principali: trovare
un posto raggiungibile facendo il minimo indispensabile di autostrada,
posizionato a metà strada tra i veneti ed i milanesi e che non fosse
ancora stato visitato.
In pratica avevamo escluso tutte le mete note: Trentino ed Emilia
Romagna. L'idea di fare una capatina nelle Marche è stata cassata di
ufficio una volta pianificato il viaggio e scoperta la svagonata di
chilomentri nel piattume che ci aspettava prima di arrivare a
destinazione.
Fortunatamente la decisione di estendere il Motoingrasso ad altri eletti
ci ha tolto dall'imbarazzo della scelta e contemporaneamente ci ha dato
un alibi per tornare sulle nostre scelte: essendoci due nuovi adepti, si
poteva bissare qualche esperienza precedente con la scusa che non era
comunque stata vista dai nuovi... e poi non potevamo andare allo
sbaraglio e rischiare di fare una pessima figura con i nuovi adepti! ;Op
La scelta ricade su quanto fatto sul
Motoingrasso 2007:
la visita alla Ducati ci era piaciuta particolarmente ed eravamo sicuri
sarebbe stato altrettanto per i novelli motoingrassisti. Oltretutto la
zona di Castelnovo Ne Monti ci era rimasta nel cuore, con i suoi
rettilinei di 300mt al massimo.
Ma bisognava fare comunque qualcosa di nuovo, anche per allettare
Pegasello che era poco convinto. Ci viene in aiuto Antonuk che ci lancia
l'idea di andare a visitare un suo cliente, la
Pagani Automobili SpA,
produttrice della spettacolare Pagani Zonda, l'auto da un milione di
Euro... l'idea ci piace subito e comincio ad attivarmi per organizzare
la cosa.
L'organizzazione dell'evento
Il programma è presto fatto: visita al Museo Ducati e alla fabbrica
annessa, pranzo presso la
trattoria “Vecchia Roma”
poi dritti alla
Pagani Automobili
e dopo la visita di filato a dormire al
BeB da
Viviana.
Un paio di “imprevisti” emergono durante l'organizzazione.
Quello nel quale abbiamo deciso di fare il Motoingrasso coincide con il
Week-end mondiale Ducati: oltre alla bolgia che questo avrebbe
comportato, scopriamo che la visita alla fabbrica si deve pagare...
fortunatamente si tratta solo di 5€, un prezzo tutto sommato
abbordabile.
Meno tranquillamente abbiamo appreso la notizia che anche la visita alla
Pagani era a pagamento: 18€ per una visita guidata di 45 minuti... anche
se non senza fatica decidiamo di sborsare il balzello e confermiamo la
prenotazione.
Quest'anno la scelta del motto era già fatta: “Sultans of Suìn”, nata da
una fulminazione del sottoscritto avuta lo scorso anno mentre stava
ascoltando una canzone dei Dire Straits. Accogliendo un suggerimento di
“Capitan” Miki, uno dei nuovi adepti, riesco a buttare giù una bozza del
logo 2010 che verrà
approvato all'unanimità (grazie ad una astuta mossa di democrazia
guidata del sottoscritto ;Op).
Un cenno sui nuovi adepti
Aprire ad estranei l'evento è stata una scelta difficile e ponderata a
fondo. Turbare l'idilliaco equilibrio sviluppato in anni di convivenza
non era nostro desiderio... ma il senso di altruismo ha prevalso ed
abbiamo deciso che BISOGNAVA diffondere il verbo! Ma i grandi
cambiamenti vanno fatti per piccoli passi, e si è deciso di estendere
l'invito ad un numero limitato di persone, al massimo sei, compresi i
padri fondatori.
Non che ci fosse la fila di persone che volevano aggregarsi, ma più che
il numero era fondamentale che lo spirito dei partecipanti fosse il
medesimo che ha guidato e guiderà in futuro il Motoingrasso: Edo, bibo,
curvo!
I fortunati, offerti di immolarsi per la causa saranno “Gallinavecchia”
e “Miki”, amici del
forum di motoingrasso.it.
Persone ben note allo scrivente e sicuramente mossi dalla stessa
filosofia motociclistica dei maiali fondatori.
Purtroppo un impegno imprevisto non ci ha permesso di avere l'onore di
godere della presenza di Miki, ma sicuramente sarà per il prossimo anno!
L'evento: il primo giorno.
Arriva il giorno della partenza.
Il sottoscritto e Gallinavecchia partono alla volta del luogo di
incontro con Pegasello, in una area di sosta lungo l'autostrada.
La paura di forzare troppo il motore della
bisnonna, mi costringe a percorrere il tragitto autostradale ad
andatura geriatrica, con
buona pace di Gallinavecchia che in corsa armeggia con un cavetto
elastico montato sulla moto per dare una mano alle centraline dell'Africona
che ogni tanto stanche di lavorare si riposano un pochino creando non
pochi problemi al nostro amico.
Con 15 minuti buoni di ritardo a causa della mia andatura lenta ci
troviamo con Pegasello: questo a sorpresa si presenta con un
mastodontico
Aprilia Caponord versione Rally
acquistato l'anno precedente in segreto, cogliendo (dice lui) una ottima
occasione che glie era capitata per le mani: male per lui che gli
toccherà sorbirsi per il tragitto mancante alla sede della Ducati
l'andatura lenta che imporrà il sottoscritto
Una serie di segnali premonitori mi aveva fatto preoccupare durante tale
tragitto: il fatto di essere stato superato da non meno di un centinaio
di Ducati, le quali sicuramente avevano la nostra meta, essendo come
dicevo poco sopra il week-end Ducati. Mi aspettavo una bolgia infernale
alla sede della Ducati, ed una serie interminabile di code per fare
tutto che avrebbe minato seriamente la nostra tabella di marcia già
compromessa dalla guida motogeriatrica del sottoscritto.
Fortunatamente non era vero, in quanto come scopriremo più avanti dalla
nostra guida, complice la bella giornata tutti i ducatisti erano in
pista a Misano e sarebbero rientrati nel pomeriggio: meglio per noi che
ci siamo goduti la visita alla fabbrica in tutta tranquillità.
Ad accrescere l'anomalia del MI2010 concorre il fatto che per la prima
volta in nove anni
Antonuk arriva prima di noi.
Soliti (pochi) convenevoli e ci lanciamo
nel bar interno della Ducati
per ristorarci in attesa della visita guidata.
La visita alla linea di produzione scorre relativamente veloce, con
Pegasello ed Antonuk che continuavano a mettere in difficoltà la nostra
guida (la classica stagista alla quale avevano fatto imparare a memoria
la tiritera) con domande demenziali al limite della supercazzola.
Finita la visita (dovrei meglio dire “sfinita la guida”) veniamo
abbandonati a noi stessi in prossimità del museo che visiteremo
velocemente, visto che
Antonuk e Pegasello
non avevano la soddisfazione di tormentare qualche guida. Oltretutto la
nostra tabella di marcia ci imponeva di ripartire alla volta della
trattoria ove avremmo dovuto desinare.
Ma prima di andarcene lasceremo un
segno del nostro passaggio
a perenne memoria dell'evento.
La strada che ci sparava dal nostro pranzo non era molta ed in venti
minuti siamo
seduti a tavola.
La proprietaria appena ci vede intuisce i nostri gusti e comincia a
portare
affettati, sottaceti e formaggi a volontà,
accompagnati da dei mitici gnocchi fritti
ed una bottiglia di Lambrusco amabile maldestramente posizionata davanti
al sottoscritto che, in attesa dell'arrivo delle portate, finirà la
bottiglia prima che gli altri compagni di tavolo si accorgano della
presenza di quest'ultima.
Nel giro di qualche minuto il “campo di battaglia” passerà da
così a
così; chiuderemo
il pranzo con un dolce che darà il colpo di grazia al sottoscritto, che
rimarrà stordito e dolorante fino a destinazione a causa del volume
abnorme di cibo ingurgitato.
Non senza fatica, ma al primo colpo arriviamo alla
Pagani
Automobili: stavolta Pegasello e Antonuk, probabilmente estasiati
dalla visione di
un milione di euro su quattro ruote,
manco ci provano a mettere in difficoltà la guida, anche perché la
signora che ci stava davanti era decisamente appassionata e preparata.
Una raccomandazione: niente foto all'interno della fabbrica, e noi da
bravi ragazzi quali siamo abbiamo eseguito senza replicare.
La visita prosegue in religioso silenzio attraverso le varie parti della
sito produttivo: l'”atelier” dove preparavano le scocche delle varie
macchine, l'”officina” dove si eseguivano i tagliandi alle automobili
dei clienti. Una nota per quello che riguarda i tagliandi: per la Pagani
per tagliando si intende “smontare completamente l'auto, verificare i
componenti e rimontare”. Impressionante cosa si possa pretendere quando
si sborsano DUE MILIARDI delle vecchie lire... ;Op
La parte della officina mi ha un pochino deluso quando ho visto che gli
attrezzi a disposizione dei meccanici erano meno di quelli che ho io in
garage per lavorare sulla moto. Qualche punto in più lo hanno preso
quando ho scoperto che sulla parete di cassettine di circa 2 metri
quadri, c'era l'equivalente del valore del mio appartamento in viterie
di titanio...
La visita finisce nella zona dove si eseguono le finiture dei vari
componenti dell'auto e si assemblavano le varie parti.
Ritornati nello show room, dopo i soliti convenevoli salutiamo non prima
di lasciare un
ricordo del nostro passaggio
in loco.
Ripartiamo alla volta della nostra destinazione finale: Castelnovo Ne'
Monti. La maggioranza decide che sarò io a guidare la carovana, ed
immagino il motivo: dare la colpa al sottoscritto per gli eventuali
errori di rotta... ma ecco entrare nuovamente in gioco l'anomalia del
Motoingrasso 2010: a differenza di tutti gli anni, malgrado la
temporanea leadership del sottoscritto riusciamo ad arrivare a
destinazione al primo colpo, non senza qualche intoppo. Pegasello
infatti a pochi chilometri dall'arrivo ad uno stop pensa bene di metter
un piede in fallo e di appoggiare a terra il Caponord. Il sottoscritto
che lo precedeva se ne è accorto dallo specchietto retrovisore e tornato
indietro trova Pegasello già in piedi con la moto sul cavalletto
laterale: una bella prova di abilità e forza della disperazione...
Fortunatamente i danni si limitano ad un paramani rotto, prontamente
rimosso grazie alla trousse attrezzi che avevo portato con me per ogni
evenienza.
Nel frattempo Antonuk e Gallinavecchia erano andati avanti e ci stavano
aspettando richiedendo informazioni di seconda mano dai motociclisti che
passando lungo la strada si fermavano per chiedere se ci servisse aiuto.
Altri pochi chilometri e giungiamo a destinazione: finalmente ci si para
davanti in tutto il suo splendore il tanto agognato
B&B da Viviana!
Dopo i convenevoli di rito con la proprietaria
prendiamo possesso delle nostre camere...
doccia ristoratrice e poi giù in città alla ricerca di un buon
ristorante dove chiudere degnamente la nostra prima giornata. Per
trovare quello giusto, come sempre ci affideremo all'istinto.
Indossiamo la tenuta di ordinanza, la maglietta 2010 e ci dirigiamo
verso il centro... prima però,
“sprizzettino”
aperitivo per
prepararci all'abbuffata.
Su consiglio di Viviana, la proprietaria del BeB proveremo ad andare in
un ristorante convenzionato, l'Osteria
La Sosta.
Decisamente una ottima scelta!
Suscitando la curiosità degli altri avventori ci sediamo, ed ordiniamo.
Scopriremo poi che le nostre
magliette rosa
erano state “fraintese”, anche se, a mio avviso, erano “nelle corde” del
locale...
Portato il menù, un segno del destino... una delle pietanze si chiamava
“la
grigliata del porco”: la scelta era
obbligata!
Tra due risate una mangiata ed una bevuta, si fa tardi: la giornata è
stata lunga e serrata ed il giorno dopo ci avrebbero aspettato una serie
interminabile di curve. Era ora di andare a nanna.
L'evento: il secondo giorno.
Come di consueto, per il secondo giorno non si era ancora programmato
niente. Solitamente dopo la colazione si buttano giù delle linee di
massima, ma normalmente la maggior parte del viaggio è sempre
improvvisato, o meglio dettato dall'istinto.
Ma niente poteva presagire quanto sarebbe accaduto di li a qualche
minuto.
Terminata la colazione, mentre eravamo in procinto di buttare giù una
idea del giro, ci si para davanti Pegasello che ci saluta, dicendo che
doveva tornare a casa perché la moglie doveva dirgli qualcosa di
importante... chiarito che non era niente di grave (anzi...), prepara le
sue cose in fetta e furia se ne va lasciandoci sbigottiti.
Ah, potenza dell'ammmoreeeee...
Ma come si dice in questi casi, “the show must go on”: ancora interdetti
dall'accaduto, si decide all'unanimità di andare a vedere la famosa
Pietra di Bismantova
che non eravamo andati a visitare la volta precedente.
Dopo pochi minuti, arrivati al punto più alto raggiungibile in moto,
Antonuk preso da una crisi mistica decide di salire in vetta alla
pietra, incurante delle perplessità sollevate dal sottoscritto in merito
al nostro abbigliamento non consono ad una scalata.
C'è poco da fare...
Antonuk è infervorato!
Non ci resta che assecondarlo come si fa quando si ha a che fare con uno
squilibrato.
La salita inizia già
non senza qualche affanno,
ed eravamo ancora nella parte asfaltata: poco più avanti sarebbe
iniziato il calvario.
Dopo circa venti minuti di scarpinata sotto il sole, il sottoscritto
comincia dare segni di cedimento... Gallinavecchia continua imperterrito
a dare manforte ad Antonuk. A nulla valgono le rassicurazioni dei
viandanti che incrociavamo sul fatto che mancasse poco all'arrivo in
vetta; chiedo che mi venga data degna sepoltura in loco.
Ma la perseveranza dei mie compagni di viaggio è tale che mi convincono
a fare un ultimo sforzo: ce la posso fare, “Yes, I can!”.
Dopo una
arrampicata degna di un freeclimber,
arriviamo in cima: io collasso grondante di sudore nel primo posto
all'ombra e li rimango per la mezz'ora successiva. Anche i miei compagni
di sventura comunque danno
evidenti segni di stanchezza,
legati ad allucinazioni mistiche.
Sta di fatto che Antonuk ora è rinsavito, e
pago della vista che si gode dall'altura
crolla anch'egli all'ombra delle fronde con Gallinavecchia.
Dopo esserci riposati per bene dalla faticata, ringraziando la fisica
che ci ha confermato che tutto quello che sale prima o poi scende,
torniamo indietro. Piccola sosta ristoratrice al bar alla base della
Pietra: visto l'orario tardo si opta per un pranzo leggero in modo da
girare il più possibile.
Detto fatto: qualche minuto dopo siamo in sella... destinazione: Passo
del Cerreto!
Il viaggio che abbiamo fatto da li fino al passo è stato tutto
improvvisato dal sottoscritto, che lasciata la strada principale si è
inerpicato tra i saliscendi di strade e stradine delle colline emiliane.
Dopo tanto girare raminghi, torniamo sulla strada principale e puntando
il passo del Cerreto cominciamo a salire. In antitesi con il sole che ci
aveva accompagnato per tutto il viaggio, ci si profila davanti una
nuvola che avvolge proprio il passo: giunti sul posto ci troviamo
catapultati in un paesaggio degno delle saghe dei vampiri,
con nebbia e freddo:
ma se solo 5 km prima stavamo sudando come delle bestie?!
Breve sosta al bar e rientro veloce per una doccia ristoratrice: il
pranzo leggero comincia a farsi sentire; un brontolio continuo
all'addome ci conferma che stiamo per terminare le scorte di proteine
nobili.
Di li a poco siamo nuovamente in stanza, docciati pronti a godere della
cena. Stavolta arriveremo direttamente al ristorante, dove ci
concederemo un aperitivo accompagnato (visto che non c'erano le
classiche patatine) da
uno stuzzichino
abilmente preparato dalle titolari.
Evidenti sono i segni della stanchezza sui nuovi adepti, Gallinavecchia
non (ancora) avvezzo a questi stravizi stradal-culinari è colto da
un crollo psicofisico,
mentre il sottoscritto e Antonuk oramai scafati a tali imprese,
ancora tengono botta e se la ridono.
A cena
mangeremo anche
per Pegasello, che nel frattempo si è guardato bene dal farsi sentire
per aggiornarci sulla notiziona che lo aveva portato via dal nostro
motogiro annuale.
A chiudere degnamente la serata un paio di giri di
amari della casa,
e
dolce fatto in casa.
Satolli torneremo alla nostra dimora provvisoria, consapevoli che si
tratta del nostro ultimo giorno di bagordi in compagnia. L'indomani
punteremo dritti a casa, come di consueto.
Il rientro.
A ulteriore riprova della atipicità del Motoingrasso di quest'anno,
Antonuk ci lascerà dopo pochi chilometri per seguire una strada che lo
condurrà brevemente a casa. Un
ultimo saluto
prima di separarci e poi via.
Il sottoscritto e Gallinavecchia gioco forza faranno il viaggio assieme,
cercando di prendere l'autostrada che ci porterà a casa nel più breve
tempo possibile.
Sarà la tristezza dell'ultimo giorno, ma del viaggio di ritorno non mi è
rimasto niente se non il piattume interminabile dell'autostrada fatta a
velocità motogeriatrica.
Un altro Motoingrasso è passato: prossimo anno, destinazione Molveno!
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