Tutto chiaro...
Un orizzonte più sereno per i possessori di moto prive di documenti che potranno
essere finalmente rimesse in circolazione, grazie al Decreto Ministeriale del 17 dicembre
2OO9, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso marzo. Una ulteriore possibilità per
salvaguardare il patrimonio storico del motociclismo. Molte luci e
qualche ombra, soprattutto per le pre 1960, di un iter ancora in
rodaggio. In ogni caso armatevi di pazienza.
Di Aldo Benardelli
Il 19 marzo 2010 la grande notizia. Sul supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale n. 65 è stato pubblicato il Decreto Ministeriale che
mette finalmente ordine nell’ormai annoso problema dei
veicoli storici. Un impegno che ha coinvolto il Ministero delle
Infrastrutture e Trasporti con Federazione Motociclistica Italiana,
Automotoclub Storico Italiano, gli altri Registri storici ufficialmente
riconosciuti dal Codice della strada, quali Fiat, Lancia e Alfa Romeo,
l’Unione Nazionale Autoscuole e Studi di Consulenza Automobilistica e la
Confederazione Titolari Autoscuole e Agenzie d'Italia. La novità
sicuramente più attesa è la possibilità di rimettere in strada veicoli
dismessi dalla circolazione di origine sconosciuta o provenienti
dall’estero, in entrambi i casi senza documenti. Il primo passo, spesso
ignorato, è cercare di stabilire la lecita provenienza del veicolo che
si vuole reimmatricolare: l’incauto acquisto è una contravvenzione ma
perseguibile penalmente con detenzione fino a 6 mesi ed ammenda non
inferiore a 10 euro (art. 712 del Codice Penale), è quindi meglio andare
con i piedi di piombo. Ci si può collegare al sito del Ministero
dell’Interno (www.coordinamento.mininterno.it), cliccare dalla home page
su “servizi di pubblica utilità" e poi su “ricerca veicoli e targhe
rubate osmarrite”: inserendo il numero di telaio dovrebbe comparire la
scritta se il veicolo risulta rubato o no. Il condizionale è d’obbligo:
l’archivio non e aggiornatissimo soprattutto per i veicoli più vecchi.
Un’altra strada percorribile è quella di recarsi presso un commissariato
di Polizia o una stazione di Carabinieri e chiedere la ricerca del
numero di telaio in oggetto. Le Forze dell’ordine non sono però tenute a
comunicare a terzi queste informazioni: il database in loro possesso
non è infatti un Registro di pubblica consultazione. Le buone maniere e
la accertata disponibilità di Polizia e Carabinieri possono però, nella
maggioranza dei casi, togliere ogni dubbio sulla ... “integrità morale”
della nostra moto.
Il passo successivo è l'iscrizione della suddetta al Registro storico,
FMI o ASI. Chi deve fare la pratica deve prima iscriversi ad un club
affiliato FMI o federato ASI: una volta in possesso della tessera
personale (l'iscrizione ai club è sempre personale e mai del veicolo)
può procedere alla pratica di iscrizione della moto al RS, con il
contestuale rilascio del Certificato di Rilevanza Storica e
collezionistica. Questa è la novità rispetto alle pratiche precedenti:
un certificato che, grazie alla nuova modulistica, sostituisce il
precedente Certificato delle Caratteristiche Tecniche che andava
richiesto per i mezzi senza documenti in aggiunta al modulo di
iscrizione tradizionale. La prassi di iscrizione della moto è
leggermente diversa tra FMI ed ASI: la Federazione attualmente offre il
vantaggio di scaricare online la modulistica necessaria con grande
risparmio di tempo
(http://www.federmoto.it/home/moto-depoca/registro-storico.aspx).
Facendo riferimento alla FMI, va compilato il modello B il più
dettagliatamente possibile. Non essendoci il libretto, bisogna
arrangiarsi a ricavare i dati richiesti da libretti di uso e
manutenzione, depliant, articoli o prove di riviste e richiedendo alle
Case, ove possibile, la scheda tecnica e l'eventuale certificato di
omologazione. Al modulo vanno allegati: 12 fotografie a colori della
moto nelle varie inquadrature richieste, fotocopia della tessera di
associazione al club, fotocopia di documento di identità valido,
dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà relativa alla proprietà
del veicolo, dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà relativa
alla conservazione del veicolo (dove e stato rinvenuto, dove e come è
stato conservato) e la dichiarazione dell’officina intervenuta nei
lavori di eventuale recupero, ripristino, manutenzione e/o verifica
della moto in oggetto. Questa dichiarazione dell'officina va comunque
allegata anche se si tratta di una sola verifica di un veicolo
adeguatamente conservato e che non ha richiesto lavori di restauro. Va
inoltre allegata la ricevuta di un versamento di 100 euro alla FMI che e
il costo della pratica (105 euro per l'ASI), da aggiungersi ovviamente
all’iscrizione personale al club. La FMI propone anche la possibilità di
tesserarsi online: in questo caso però non si ha l’assistenza
nell’istruire la pratica che tutti i Moto Club offrono ai propri
affiliati. La pratica va quindi spedita ad un esaminatore regionale che,
nei casi dubbi, si riserva il diritto di vedere di persona la moto. Se
tutto e ok, la pratica passa a Roma per un ulteriore e definitiva
verifica: il proprietario riceverà direttamente a casa l’iscrizione
della moto al registro Storico e relativo Certificato di Rilevanza
Storica. Si deve adesso distinguere tra veicoli costruiti prima o dopo
il 1 gennaio 1960.
Cominciamo dai più recenti. Ci si reca presso il competente UMC (Ufficio Motorizzazione Civile)
ovvero quello nel cui territorio ha sede la ditta che ha operato
l'ulti1no intervento di verifica, modifica, restauro del veicolo, si
compila il modello TT 2119 per la domanda di visita e collaudo della
moto accompagnato da 4 versamenti di 45,00 - 9,00 - 29,24 e 21,17 euro.
Se il collaudo è superato, l`UMC rilascia la targa e il documento di
circolazione, annotando nelle righe descrittive “veicolo di interesse
storico e collezionistico. iscritto al nr..... del Registro .... ". A
questo punto l’UMC invia comunicazione dell'avvenuta riammissione alla
circolazione ai competenti organi di Polizia per gli eventuali
accertamenti di competenza sull' origine del veicolo: si ritorna al
possibile incauto acquisto, con il caldo suggerimento quindi di
accertarsi della provenienza lecita della moto prima di intraprendere
l'iter appena descritto. Nota: al collaudo i motocicli devono essere in
possesso della luce di stop e dello specchio retrovisore sinistro se la
moto non era omologata oltre 100 km/h, altrimenti due specchi.
La situazione si complica per moto costruite prima del 1 gennaio 1960,
quando era in vigore il vecchio Codice della Strada. ln questi caso la
verifica e prova del veicolo va fatta dal CPA (Centro Prove Atoveicoli).
E qui cominciano i problemi. Abbiamo visitato personalmente il CPA di
Milano: si deve fare richiesta di collaudo in esemplare unico, collaudo
da effettuarsi su un tracciato o pista chiusa. La ricerca della pista di
prova e il suo noleggio deve essere fatto dall’utente: il CPA invierà
sul posto, previo appuntamento, il personale addetto con gli strumenti
necessari alla prova tra cui percorso a 40 km/ h con frenata con il solo
freno anteriore, con il solo posteriore e combinata; prova fonometrica,
verifica impianto luci e quant'altro previsto. La moto deve poter
essere equipaggiata con l'apparecchiatura necessaria: va da sé che
occorra portarsi al seguito almeno un meccanico che possa intervenire
per le operazioni del caso. Non è dato sapere quanto possa costare il
tutto: ci e stato detto che l’uscita del personale (tecnico? Ingegnere?)
non è a carico dell’utente, ma va messo in preventivo l’affitto della
pista, la trasferta del meccanico, il trasporto della moto. . . l'unica
speranza al momento e che il CPA demandi agli Uffici della
Motorizzazione l'incombenza di tali collaudi. Una volta in possesso di
targa e libretto non resta che recarsi al Pubblico Registro
Automobilistico per iscrivere la moto: non vanno pagate le tre annualità
di bollo pregresse maggiorate del 50% perché la moto e di fatto nuova
dal punto di vista burocratico: si dovranno pagare l'lPT (Imposta
Provinciale di trascrizione), variabile da veicolo a veicolo e provincia
di residenza, emolumenti per IACI (20,92 euro) e l'imposta bollo
iscrizione al PRA (29,24 euro). l costi lievitano affidandosi ad
un'agenzia: alcune sono già attrezzate per offrire un servizio
all-inclusive: pratiche di iscrizione al Registro Storico (foto
comprese), trasporto della moto, collaudi, revisioni, iscrizione al
PRA... una professionalità che va tenuta in conto se non si ha tempo e
voglia di cimentarsi nel fai-da·te burocratico.
Come si può vedere, il progresso rispetto al passato è tangibile:
speriamo che si possa semplificare la questione dei collaudi ante 1960 e
che la ricezione di queste novità sia uniforme in tutte le
autorizzazioni"
Tratto da "Motociclismo d'Epoca" di Febbraio 2011
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