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Siamo alle solite
Sul numero scorso abbiamo spiegato l’iter burocratico per poter rimettere in strada le moto senza documenti, anche se di origine sconosciuta o provenienti dall’estero. Dobbiamo tornare sull'argomento perché le difficoltà che si possono incontrare nel collaudo per pre-1960 sono davvero incredibili. Così una legge tanto attesa dagli appassionati e dall'intero settore epocale rischia di diventare una via crucis
di Aldo Benardelli

Il tema delle reimmatricolazioni, come era lecito attendersi, ha suscitato grande interesse. Non solo dei lettori, ma anche degli addetti ai lavori (leggi agenzie di pratiche automobilistiche specializzate nei veicoli d’epoca). Che, purtroppo, hanno confermato le perplessità espresse sull`iter riservato ai veicoli costruiti prima del 1 gennaio 1960. Un passo indietro per due necessarie precisazioni. Gli esaminatori della Federazione Motocicliistica Italiana, da noi indicati come regionali, con l’entrata in vigore delle nuove disposizioni sono nazionali e quindi senza vincoli di territorialità: inominativi e rispettivi indirizzi si possono leggere al sito (www.federmoto.it - moto d'epoca - registro storico). Seconda e più importante segnalazione e che l'esaminatore, nel caso di una pratica di iscrizione con procedura di tipo B - cioè per moto senza documenti - provvederà sempre alla visione del veicolo: questa è discrezionale solo nel caso di richieste di iscrizione con procedura di tipo A, ovvero di veicoli con libretto di circolazione, anche se radiati d’ufficio. Ma veniamo al tasto dolente delle motociclette costruite prima dell'entrata in vigore del nuovo Codice della Strada del 1959 che prevedeva una nuova carta di circolazione con i dati tecnici e di omologazione. Come indicato dalla circolare esplicativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 4 ottobre 2010 (prot. n. 79260), il collaudo dei veicoli ante 1 gennaio 1960 è di competenza del CPA (Centro Prove Autoveicoli) e non della Motorizzazione Civile. Innanzitutto va detto che i CPA hanno limitata diffusione sul territorio, al contrario degli uffici della Motorizzazione e suoi distaccamenri: in Lombardia, ad esempio sono presenti a Milano e Brescia; in Piemonte solo a Torino, in Veneto a Verona e attualmente in numero di una sede per Regione. Quindi, chi deve procedere al collaudo, deve mettere in conto il trasporto del veicolo nelle sedi previste con tutte le spese del caso. Ma per il collaudo è una pista chiusa, di almeno 4OOm che non è presente nei vari CPA o non in tutti: la sede di Milano ad esempio ne è sprovvista, mentre è nella sede di Brescia. E l’eventuale area chiusa per effettuare le prove è a totale carico del propierario del veicolo. Il materiale necessario alla pura dovrebbe essere messo a disposizione gratuitamente. Ma quello che non ci hanno detto è che l`1spertore/tecnico/ ingegnere deputato ad effettuare e sottoscrivere il collaudo va pagato per il servizio con una tariffa non quantificabile: infatti se il collaudo è effettuato in loco (cime al CPA di Brescia) o se è necessaria una trasferta in una area affittata dal proprietario del veicolo da collaudare. E la tariffa varia - cosi ci è stato confermato da un'agenzia di pratiche automobilistiche - oltre che in base alle ore anche in relazione al "grado" di chi effettua il collaudo. Se a Milano ~ al momento - c’è indecisione sul da farsi, a Brescia sembrano avere le idee un po' più chiare per quella che sembra avere i connotati di una via crucis di laboriosa soluzione. Con una doverosa premessa: le prove a cui deve essere sottoposto il veicolo sono dettagliatamente elencate sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010, che fa riferimento al Decreto Ministeriale del 17 dicembre 2009 riguardante “Disciplina e procedure per l'iscrizione dei veicoli di interesse storico e collezionistico nei registri, nonché per la loro riammissione in circolazione e la revisione periodica". In quel di Brescia richiedono un’assicurazione sul veicolo da collaudare: puo provvedere il meccanico dell’officina che ha firmato la dichiarazione di restauro del veicolo e dotato di targa prova. La presenza del meccanico (ovviamente retribuita anch'essa) si rende poi necessaria per intervenire tempestivamente in caso di qualche problema e sarà di aiuto nel montare la staffa per la ruota Peiseler. Questa, detta anche decelerografo, serve a misurare lo spazio di frenata con il solo conducente alla velocità di 40 km/h, agendo prima con il solo freno anteriore, poi con il solo posteriore e poi con entrambi. Le prove fonometriche sono... inquietanti: si richiede un avvisatore acustico che fornisca un livello sonoro di almeno 80 dB alla distanza di 30 metri, Sfidiamo qualsiasi clacson epocale ad avere simile potenza: all’obiezione che sarebbe bastato sostituirlo con uno di potenza adeguata, ci è stato fatto notare che cosi il veicolo non corrisponderebbe alla scheda tecnica compilata per il rilascio del certificato di rilevanza storica e collezionistica e che quindi si dovrebbe rifare la pratica evidenziando la variazione(!). Non vanno meglio le cose per la sonorità dello scarico. Bisogna presentate una dichiarazione con grafico della curva di potenza massima per stabilizzare il motore all`80% di questo valore e procedere alla prova fonometrica con microfono a 7 metri dallo scarico ad altezza compresa tra 1 e 1,25 metri dal suolo: i valori in decibel per le moto sono compresi tra 87 e 92 a seconda della cilindrata (fino e oltre 200 cc) e se a due o quattro tempi. Tra i dispositivi obbligatori ricordiamo le luci di posizione anteriore e posteriore, la luce di stop, il catadiottro posteriore e la luce targa che può essere combinata con la luce di posizione posteriore. Per quanto riguarda gli specchi retrovisori, e obbligatorio uno specchio omologato sul lato sinistro. Bontà loro, questi veicoli sono esentati dal controllo delle emissioni allo scarico.
Che aggiungere? Una procedura siffatta per logistica, modalità e spese da sostenere rischia, a nostro giudizio, di far passare la voglia di rimettere in strada motociclette magari di grande valore affettivo ma di modesto valore collezionistico. Della serie: il gioco non vale la candela, soprattutto pensando alle onerose spese di restauro che sem-pre più spesso eccedono di gran lunga il valore della moto. C’è da sperare che, e ci sentiamo di spezzare una lancia in questo senso, si possa derogare questo collaudo agli uffici della Motorizzazione Civile. Che, non dimentichiamo, sono quelli che successivamente effet-
tueranno la revisione biennale sui medesimi veicoli. Per i quali i Registri storici deputati (ASI e FMI) hanno rilasciato il Certificato di Rilevanza Storica c Collezionistica a seguito di dettagliata certificazione tecnica."

Tratto da "Motociclismo d'Epoca" di Marzo 2011

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