Designed by: Suzibandit (2009)
Sei in: Maiali Stagionati, Intruder_750_1986

Home
La Storia
I Protagonisti
Motoingrassi
Sezione Tecnica
recensioni
Link Utili
Amici del Maiale
Album Foto
Download
Contattaci
Guest Book

Suzuki Intruder 750 (1986)
LA PIU YANKEE DELLE GIALLE
È una chopper stile Harley Davidson, ne ripete infatti l'architettura ed offre praticamente le stesse sensazioni, tra il romantico e l'arcaico, ovviamente costa molto meno (9,149.400 lire) e presenta le caratteristiche tecniche più moderne. Non è molto ospitale coI passeggero, consuma parecchio ed ha poca autonomia.
intruder_750_86

Dopo aver copiato la moto-transatlantico (vedi Honda Gold Wing, Kawasaki Voyager, Yamaha Venture Royal, Suzuki Cavalcade), i giapponesi hanno cominciato ad imitare I’Harley Davidson anche in fatto di chopper o custom che dir si voglia. Il tutto con I’ovvia intenzione di strapparle clienti non solo nel paese di Zio Sam ma anche nel resto del mondo, ovunque, insomma, le caratterizzatissime bicilindriche Yankee godono ancora di un certo seguito.
I primi tentativi nipponici di chopper sono apparsi un po’ sfasati ma come al solito i samurai della moto hanno fatto presto ad aggiustare il tiro. E lo dimostra perfettamente questa nuova Suzuki, che si avvicina moltissimo all’immagine bohemien della favolosa bicilindrica USA, battendola sul piano della tecnica e del prezzo (il che è abbastanza facile) ma non ancora su quello emotivo e filosofico. Qui la discussione potrebbe diventar lunga: preferiamo quindi rimandarla ad una prossima occasione (in cui parleremo di Harley Davidson) e concentrarci sul nostro soggetto, battezzato Intruder (invasore) con ovvio riferimento alle sue intenzioni sul terreno di caccia finora dominio dell’Harley.
L’impatto visivo è spettacolare: una scintillante profusione di cromo in contrasto con la verniciatura scura. Le proporzioni sono equilibrate naturalmente nel pieno rispetto dei canoni chopper, senza forzature di forme e di architetture. Le linee si susseguono quindi fluidamente, invitando l’occhio. La posizione di guida è ovviamente sdraiata, alla Easy Rider, quindi comoda e rilassata ma soltanto su terreni lisci e fino a 80 km/h . Il passeggero dal canto suo accusa la sistemazione piuttosto rialzata delle pedane, che lo costringono a piegare eccessivamente le ginocchia; in compenso l’altezza del seggiolino gli offre un ottimo punto di osservazione. Da rilevare che nonostante la lunghezza dell’interasse, l’inclinazione della forcella, il peso del mezzo ed anche la stessa sistemazione a bordo di pilota e passeggero, I’Intruder offre un’insospettata maneggevolezza, merito principalmente del baricentro ribassato. Così in città e sul misto stretto si va che è un piacere anche perché non si avverte la presenza della trasmissione finale ad albero mentre cambio e frizione non lasciano spazi a desideri. Le sospensioni non sono quelle d’avanguardia cui siamo oggi abituati anche per i ciclomotori però sono certamente adeguate alle necessità d’impiego del mezzo, inoltre gli ammortizzatori sono facilmente regolabili per l’uso a solo o in due. Bene anche i freni che senza essere anche loro all’ultimo stadio della moda tecnica: sono molto efficienti soprattutto in fatto di modulabilità e dolcezza di azionamento. Addirittura sorprendente, date le dimensioni chopperistiche, la potenza del faro. Un po’ elevato il consumo di carburante anche senza correre; così l’autonomia (già compromessa dalla limitata capacità del serbatoio) non supera i 170 km. Anche il consumo del pneumatico posteriore non è dei più modesti, soprattutto se si ha l’abitudine di tirare un po’ le marce.
Abbiamo lasciato per ultimo il motore perché nel caso dei chopper questo pur fondamentale componente viene ad acquisire ancor maggior importanza soprattutto per le doti quasi umane che esso deve esprimere. Da un motore chopper, ad esempio ci si attende un pulsare cardiaco, un tiro da muscoloso badilante, un canto gregoriano. E con un motore di moderna concezione non è sempre facile ottenere queste doti. La Suzuki Intruder ha la distribuzione monoalbero quattro valvole, i carburatori a depressione, il raffreddamento ad acqua: eppure bisogna dar merito ai suoi progettisti di averlo creato anche con spiccate vocazioni chopperistiche: un gran tiro, un battito inconfondibile, una sonorità profonda che trasmettono impagabili sensazioni, sconosciute agli urlanti quadricilindrici, un pulsare che si traduce in morbidezza, progressione ed anche in vivacità di accelerazione se non proprio in velocità. Non manca qualche vibrazione, che però fa parte della personalità ora ruvida ora sottile di questo propulsore e che comunque non risulta fastidiosa.

Insomma, un motore che pur offrendo rare emozioni vecchio stile vanta anche doti di resistenza e di tenuta assicurate (per esempio) dal moderno raffreddamento ad acqua. Un motore (e una moto) che bisogna almeno provare per ampliare la propria cultura motociclistica.



Il telaio è una doppia culla continua in tubi tondi con le zone ombreggiate nel disegno fuse in conchiglia per elevare la robustezza dell’insieme. Tolti sella e serbatolo si può apprezzare la cura posta nel celare cavi, componenti elettrici, filtri dell’aria e tutto quanto pub disturbare la pulizia di linee; anche le placche che sembrano irrigidire il cannotto di sterzo servono in realtà a nascondere componenti indispensabili ma poco gradevoli all’occhio. Da sotto si notano il filtro dell’olio facilmente accessibile, il grosso supporto delle pedane e, dietro il motore, l’alloggiamento della batteria, sistemazione inconsueta che ha permesso di abbassare la sella e anche il baricentro della moto.
Nelle classiche viste di fronte e dall’alto si può ben apprezzare la snellezza dei propulsore che pur preponderante in ogni altra inquadratura in queste quasi non si avverte. il piccolo (ma potente) faro cromato, il comodo manubrio a coma di bue, il serbatoio a goccia, l’ampia sella del guidatore e lo strapuntino del passeggero (che risulta più ospitale del previsto) sono perfettamente in carattere col tipo di moto. Ospitata sotto chiave nello schienalino, la dotazione di attrezzi è facilmente raggiungibile.


A prima vista la strumentazione sembra composta unicamente dai tachimetro/contachilometri e dalle spie del cavalletto e delle frecce inserite nell’ampio quadrante circolare (altro dettame dello stile chopper). Una volta inserito il contatto, appare però un piccolo quadro con quattro indicatori. Rispetto agli standard cui siamo abituati mancano il contagiri e il contachilometri parziale ma anche in questo caso valgono le spartane regole della scuola chopper.


Le qualità più spiccate

Eccezionale personalità esetica e meccanica
Tiro motore
Frenata
Finitura e cura del particolare

Considerazioni sul prezzo
9.149.490 lire ci sembra una cifra un po' elevata per una moto che pur di moderna impostazione non può cero considerarsi al top della tecnologia.
C'è però da ricordare che le più dirette concorrenti sono allineate a questa quotazione e che si tratta di un mezzo affascinante, adatto anche ai neofiti.

Possibili miglioramenti
Riduzione consumo
Miglioramento ospitalità passeggero

Inconvenienti registrati nel corso della prova
Bruciatura lampadina del lampaggiante posteriore sinistro.

I comandi al manubrio e soprattutto le comode manopole sono di stile USA. Abbastanza sotto mano i comandi dell’impianto elettrico. Visto il comando idraulico ci saremmo aspettati una frizione più morbida. I retrovisori offrono un’ampia visuale ma vibrano un po’ ai regimi più alti: sono ramati, sempre nel pieno rispetto della moda chopper.
Le pedane, molto basse e avanzate second  o la regol a del  chopper, contribuiscono a determinare la  tipica posizione di guida sdraiata che è uno dei punticanonicl di questo tipo di moto. Sottopiede i comandi, preciso quello del cambio e insensibile alle variazioni d’assetto quello del freno posteriore, dote quest’ultima da attribuirsi alla particolare articolazione illustrata nel disegno.
Togliendo le fiancatine, a sinistra compare la cassetta del filtro d‘aria, a destra la salita componentistica dell’impianto elettrico. In bella vista anche il braccio sinistro dei forcellone che reca all’interno l’albero di trasmissione finale. Nei disegno sotto, il sistema di alimentazione con A pompa benzina e B relais della pompa stessa. La pompa si è resa necessaria dato che il serbatoio è sistemato molto in basso.



Anche all'avantreno non si è lesinato con le cromature, ne sono testimoni lo stesso avvisatore acustico ed addirittura la spirale che nasconde le tubazioni del sistema idraulico. In unione alla solida forcella, una ruota da 19 pollici con una fitta raggiatura ed un freno a disco dalle rassicuranti dimensioni. La raggiatura è un obbligo per i chopper (guai a parlare di ruote a razze!) Il freno
a disco invece è troppo avanzato, andrebbe meglio un bel tamburo (laterale!) ma per la sicurezza è certamente preferibile la scelta Suzuki.

Al lati del panciuto pneumatico posteriore i due corti scarichi tagliati a fetta di salame e gli ammortizzatori a molle esterne, anch'essi completamente cromati. Il tutto in pieno stile chopper. La trasmissione finale è invece affidata al sistema cardanico che non sarà classico per la scuola chopper ma è certamente più pratico di quello a catena.


Il propulsore scintillante di cromature ripropone l'architetture Harley ampiamente riveduta e corretta: infati si tratta sempre di un bicilindrico a V longitudunale ma impreziosito da moderne soluzioni come distribuzione momoalbero a quattro valvole per cilindro, raffreddamento ad acqua (vedi disegno), avviamento elettrico, trasmissione primaria ad ingranaggi elicoidali.

LA NOSTRA PROVA IN CIFRE

In queste pagine pubblichiamo i risultati che abbiamo misurato con le apparecchiature della pista Pirelli di Vinola Ticino e con gli strumenti del nostro Centro Prove e Analalisi di Nerviano. Sono cifre fondamentali per il più completo e preciso giudizio della moto in esame.



Il grafico e la tabellina sintetizzano i risultati delle severe prove cui abbiamo sottoposto il motore presso il nostro Centro di Nerviano. Le curve caratteristiche tracciate sul grafico esprimono i valori ottenuti alla ruota, che sono quelli più significativi per l'utente.
Motore di caratteristiche tranquille dove la potenza massima è stata volutamente limitata per favorire la coppia, rivelatasi sostanziosa e poderosa sin dai 2000 giri, con un andamento piatto fino a 6000 giri. L'erogazione della potenza è coerente con la filosofia della moto mentre il propulsore si è dimostrato equilibrato, di elevato rendimento (p.m.e. 11) con consumi specifici contenuti.


In questa classica prova con partenza da fermo sui 400 metri eseguita come al solito con carico di 80 kg (pilota 75, carburante 5). La Suzuki VS 750 ha spuntato un tempo brillante soprattutto in considerazione della sua indole tranquilla che tuttavia se sollecitata ha dimostrato di poter sfoderare uno sprint energico. Non essendoci un confronto diretto con moto similari. il riferimento è rappresentato dalle bicilindriche di 800-850 cc (BMW R80 Guzzi T5) rispetto alle quali la VS 750 ha saputo far meglio di quasi un decimo. Nella foto sotto una partenza sotto l'occhio elettronico delle fotocellule della pista Pirelli di Vizzola Ticino.


Anche questa prova è stata fatta con carico complessivo di 80 kg sulla distanza di 400 metri iniziandola dalla velocità di 50 Km/h nella marcia piu alta per verificare le doti di tiro del motore. La poderosa coppia di questo vitale bicilindrico ha consentito di ottenere un risultato fra i migliori in assoluto nella categoria tre quarti di litro. Basti pensare che la supersportiva Yamaha FZ 500 quattro cilindri detentrice del record in quella categoria ha impiegato solo due decimi in meno.
La Suzuki VS 750 si è inoltre dimostrata capace di riprendere nella marcia più alta da 40.8 Km/h.






Le nostre prove si sono svolte nel periodo dal 3 marzo al 13 aprile su una percorrenza complessiva di 1.740 km e con temperature esterne da - 1 a + 20 gradi centigradi.


 

 

 

Homepage   -  Torna a -   Maiali Stagionati