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Suzuki Intruder 750 (1986) |
LA PIU YANKEE DELLE GIALLE
È una chopper stile Harley Davidson,
ne ripete infatti l'architettura ed offre praticamente le stesse
sensazioni, tra il romantico e l'arcaico, ovviamente costa molto meno
(9,149.400 lire) e presenta le caratteristiche tecniche più moderne.
Non è molto ospitale coI passeggero, consuma parecchio ed ha poca
autonomia.
Dopo aver copiato la
moto-transatlantico (vedi Honda Gold Wing, Kawasaki Voyager, Yamaha
Venture Royal, Suzuki Cavalcade), i giapponesi hanno cominciato ad
imitare I’Harley Davidson anche in fatto di chopper o custom che
dir si voglia. Il tutto con I’ovvia intenzione di strapparle
clienti non solo nel paese di Zio Sam ma anche nel resto del mondo,
ovunque, insomma, le caratterizzatissime bicilindriche Yankee godono
ancora di un certo seguito.
I primi tentativi nipponici di chopper
sono apparsi un po’ sfasati ma come al solito i samurai della moto
hanno fatto presto ad aggiustare il tiro. E lo dimostra perfettamente
questa nuova Suzuki, che si avvicina moltissimo all’immagine
bohemien della favolosa bicilindrica USA, battendola sul piano della tecnica e del prezzo (il
che è abbastanza facile) ma non ancora su quello emotivo e
filosofico. Qui la discussione potrebbe diventar lunga: preferiamo
quindi rimandarla ad una prossima occasione (in cui parleremo di
Harley Davidson) e concentrarci sul nostro soggetto, battezzato
Intruder (invasore) con ovvio riferimento alle sue intenzioni sul
terreno di caccia finora dominio dell’Harley.
L’impatto visivo è spettacolare: una
scintillante profusione di cromo in contrasto con la verniciatura
scura. Le proporzioni sono equilibrate naturalmente nel pieno
rispetto dei canoni chopper, senza forzature di forme e di
architetture. Le linee si susseguono quindi fluidamente, invitando
l’occhio. La posizione di guida è ovviamente sdraiata, alla Easy
Rider, quindi comoda e rilassata ma soltanto su terreni lisci e fino
a 80 km/h . Il passeggero dal canto suo accusa la sistemazione
piuttosto rialzata delle pedane, che lo costringono a piegare
eccessivamente le ginocchia; in compenso l’altezza del seggiolino
gli offre un ottimo punto di osservazione. Da rilevare che nonostante
la lunghezza dell’interasse, l’inclinazione della forcella, il
peso del mezzo ed anche la stessa sistemazione a bordo di pilota e
passeggero, I’Intruder offre un’insospettata maneggevolezza,
merito principalmente del baricentro ribassato. Così in città e sul
misto stretto si va che è un piacere anche perché non si avverte la
presenza della trasmissione finale ad albero mentre cambio e frizione
non lasciano spazi a desideri. Le sospensioni non sono quelle
d’avanguardia cui siamo oggi abituati anche per i ciclomotori però
sono certamente adeguate alle necessità d’impiego del mezzo,
inoltre gli ammortizzatori sono facilmente regolabili per l’uso a
solo o in due. Bene anche i freni che senza essere anche loro
all’ultimo stadio della moda tecnica: sono molto efficienti
soprattutto in fatto di modulabilità e dolcezza di azionamento.
Addirittura sorprendente, date le dimensioni chopperistiche, la
potenza del faro. Un po’ elevato il consumo di carburante anche
senza correre; così l’autonomia (già compromessa dalla limitata
capacità del serbatoio) non supera i 170 km. Anche il consumo del
pneumatico posteriore non è dei più modesti, soprattutto se si ha
l’abitudine di tirare un po’ le marce.
Abbiamo lasciato per ultimo il motore
perché nel caso dei chopper questo pur fondamentale componente viene
ad acquisire ancor maggior importanza soprattutto per le doti quasi
umane che esso deve esprimere. Da un motore chopper, ad esempio ci si
attende un pulsare cardiaco, un tiro da muscoloso badilante, un canto
gregoriano. E con un motore di moderna concezione non è sempre
facile ottenere queste doti. La Suzuki Intruder ha la distribuzione
monoalbero quattro valvole, i carburatori a depressione, il
raffreddamento ad acqua: eppure bisogna dar merito ai suoi
progettisti di averlo creato anche con spiccate vocazioni
chopperistiche: un gran tiro, un battito inconfondibile, una sonorità
profonda che trasmettono impagabili sensazioni, sconosciute agli
urlanti quadricilindrici, un pulsare che si traduce in morbidezza,
progressione ed anche in vivacità di accelerazione se non proprio in
velocità. Non manca qualche vibrazione, che però fa parte della
personalità ora ruvida ora sottile di questo propulsore e che
comunque non risulta fastidiosa.
Insomma, un motore che pur offrendo
rare emozioni vecchio stile vanta anche doti di resistenza e di
tenuta assicurate (per esempio) dal moderno raffreddamento ad acqua.
Un motore (e una moto) che bisogna almeno provare per ampliare la
propria cultura motociclistica.
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Il telaio è una doppia culla continua
in tubi tondi con le zone ombreggiate nel disegno fuse in conchiglia
per elevare la robustezza dell’insieme. Tolti sella e serbatolo si
può apprezzare la cura posta nel celare cavi, componenti elettrici,
filtri dell’aria e tutto quanto pub disturbare la pulizia di linee;
anche le placche che sembrano irrigidire il cannotto di sterzo
servono in realtà a nascondere componenti indispensabili ma poco
gradevoli all’occhio. Da sotto si notano il filtro dell’olio
facilmente accessibile, il grosso supporto delle pedane e, dietro il
motore, l’alloggiamento della batteria, sistemazione inconsueta che
ha permesso di abbassare la sella e anche il baricentro della moto. |
Nelle classiche viste di fronte e
dall’alto si può ben apprezzare la snellezza dei propulsore che pur preponderante in ogni altra inquadratura in queste quasi non si
avverte. il piccolo (ma potente) faro cromato, il comodo manubrio a
coma di bue, il serbatoio a goccia, l’ampia sella del guidatore e
lo strapuntino del passeggero (che risulta più ospitale del previsto)
sono perfettamente in carattere col tipo di moto. Ospitata sotto
chiave nello schienalino, la dotazione di attrezzi è facilmente
raggiungibile.
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A prima vista la strumentazione sembra
composta unicamente dai tachimetro/contachilometri e dalle spie del
cavalletto e delle frecce inserite nell’ampio quadrante circolare
(altro dettame dello stile chopper). Una volta inserito il contatto,
appare però un piccolo quadro con quattro indicatori. Rispetto agli
standard cui siamo abituati mancano il contagiri e il contachilometri
parziale ma anche in questo caso valgono le spartane regole della
scuola chopper.
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Le qualità più spiccate
Eccezionale personalità esetica e meccanica
Tiro motore
Frenata
Finitura e cura del particolare
Considerazioni sul prezzo
9.149.490
lire ci sembra una cifra un po' elevata per una moto che pur di moderna
impostazione non può cero considerarsi al top della tecnologia.
C'è
però da ricordare che le più dirette concorrenti sono allineate a
questa quotazione e che si tratta di un mezzo affascinante, adatto
anche ai neofiti.
Possibili miglioramenti
Riduzione consumo
Miglioramento ospitalità passeggero
Inconvenienti registrati nel corso della prova
Bruciatura lampadina del lampaggiante posteriore sinistro. |
I comandi al manubrio e soprattutto le
comode manopole sono di stile USA. Abbastanza sotto mano i comandi
dell’impianto elettrico. Visto il comando idraulico ci saremmo
aspettati una frizione più morbida. I retrovisori offrono un’ampia
visuale ma vibrano un po’ ai regimi più alti: sono ramati, sempre
nel pieno rispetto della moda chopper.
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Le pedane, molto basse e avanzate
second
o la regol
a del
chopper, contribuiscono a determinare la
tipica
posizione di guida sdraiata che è uno dei punticanonicl di questo
tipo di moto. Sottopiede i comandi, preciso quello del cambio e
insensibile alle variazioni d’assetto quello del freno posteriore,
dote quest’ultima da attribuirsi alla particolare articolazione
illustrata nel disegno.
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Togliendo le fiancatine, a sinistra
compare la cassetta del filtro d‘aria, a destra la salita
componentistica dell’impianto elettrico. In bella vista anche il
braccio sinistro dei forcellone che reca all’interno l’albero di
trasmissione finale. Nei disegno sotto, il sistema di alimentazione
con A pompa benzina e B relais della pompa stessa. La pompa si è
resa necessaria dato che il serbatoio è sistemato molto in basso.
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Anche all'avantreno non si è lesinato
con le cromature, ne sono testimoni lo stesso avvisatore acustico ed
addirittura la spirale che nasconde le tubazioni del sistema
idraulico. In unione alla solida forcella, una ruota da 19 pollici
con una fitta raggiatura ed un freno a disco dalle rassicuranti
dimensioni. La raggiatura è un obbligo per i chopper (guai a parlare
di ruote a razze!) Il freno
a disco invece è troppo avanzato,
andrebbe meglio un bel tamburo (laterale!) ma per la sicurezza è
certamente preferibile la scelta Suzuki.
Al lati del panciuto pneumatico
posteriore i due corti scarichi tagliati a fetta di salame e gli
ammortizzatori a molle esterne, anch'essi completamente cromati. Il
tutto in pieno stile chopper. La trasmissione finale è invece
affidata al sistema cardanico che non sarà classico per la scuola
chopper ma è certamente più pratico di quello a catena.
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Il propulsore scintillante di cromature ripropone
l'architetture Harley ampiamente riveduta e corretta: infati si tratta
sempre di un bicilindrico a V longitudunale ma impreziosito da moderne
soluzioni come distribuzione momoalbero a quattro valvole per cilindro,
raffreddamento ad acqua (vedi disegno), avviamento elettrico,
trasmissione primaria ad ingranaggi elicoidali.
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LA NOSTRA PROVA IN CIFRE
In queste pagine pubblichiamo i
risultati che abbiamo misurato con le apparecchiature della pista
Pirelli di Vinola Ticino e con gli strumenti del nostro Centro Prove
e Analalisi di Nerviano. Sono cifre fondamentali per il più completo
e preciso giudizio della moto in esame.
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Il grafico e la tabellina sintetizzano
i risultati delle severe prove cui abbiamo sottoposto il motore
presso il nostro Centro di Nerviano. Le curve caratteristiche
tracciate sul grafico esprimono i valori ottenuti alla ruota, che
sono quelli più significativi per l'utente.
Motore di caratteristiche tranquille
dove la potenza massima è stata volutamente limitata per favorire la
coppia, rivelatasi sostanziosa e poderosa sin dai 2000 giri, con un
andamento piatto fino a 6000 giri. L'erogazione della potenza è
coerente con la filosofia della moto mentre il propulsore si è
dimostrato equilibrato, di elevato rendimento (p.m.e. 11) con consumi
specifici contenuti.
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In questa classica prova con partenza da
fermo sui 400 metri eseguita come al solito con carico di 80 kg
(pilota 75, carburante 5). La Suzuki VS 750 ha spuntato un tempo
brillante soprattutto in considerazione della sua indole tranquilla
che tuttavia se sollecitata ha dimostrato di poter sfoderare uno
sprint energico. Non essendoci un confronto diretto con moto
similari. il riferimento è rappresentato dalle bicilindriche di
800-850 cc (BMW R80 Guzzi T5) rispetto alle quali la VS 750 ha saputo
far meglio di quasi un decimo. Nella foto sotto una partenza sotto
l'occhio elettronico delle fotocellule della pista Pirelli di Vizzola
Ticino.
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Anche questa prova è stata fatta con
carico complessivo di 80 kg sulla distanza di 400 metri iniziandola
dalla velocità di 50 Km/h nella marcia piu alta per verificare le
doti di tiro del motore. La poderosa coppia di questo vitale
bicilindrico ha consentito di ottenere un risultato fra i migliori in
assoluto nella categoria tre quarti di litro. Basti pensare che la
supersportiva Yamaha FZ 500 quattro cilindri detentrice del record in
quella categoria ha impiegato solo due decimi in meno.
La Suzuki VS 750 si è inoltre
dimostrata capace di riprendere nella marcia più alta da 40.8 Km/h.
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Le nostre prove si sono svolte nel
periodo dal 3 marzo al 13 aprile su una percorrenza complessiva di
1.740 km e con temperature esterne da - 1 a + 20 gradi centigradi.
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